Una serata di brindisi e risate, di piatti stellati e vini etnei di grande piacevolezza. La serata in cui ho finalmente assaggiato il Prefillossera 2016, nuovo e affasciante vino di Palmento Costanzo.
Alla cena dello scorso 6 dicembre presso I Banchi di Ragusa Ibla, l’arte dello chef stellato Ciccio Sultano ha danzato insieme ai vini di Palmento Costanzo.
L’azienda etnea di Castiglione di Sicilia, di cui vi ho già raccontato qui, si rivela sempre all’altezza nel raccontare il meraviglioso e unico territorio del vulcano.
L’Etna nord elegante, questa è per me Palmento Costanzo.
Il menù di piatti disegnato da Ciccio Sultano – dei veri piaceri di gola – è riuscito a ben esaltare le caratteristiche dei vini di Palmento Costanzo selezionati per l’occasione.

La star della serata è stato il Doc Etna Rosso Prefillossera 2016. Un vino il cui nome ci porta indietro nel tempo, ad una congiuntura che ha segnato la storia della viticoltura europea.
A metà ‘800 un’invasione fillosserica, un insetto proveniente dall’America, distrusse i vigneti di tutta Europa. Da lì, ma non immediatamente, si trovò la soluzione di innestare la vite europea sul piede della vite americana resistente alla fillossera. Soluzione che tutt’oggi permette alla viticoltura di esistere e svilupparsi.
In alcuni casi però le viti riuscirono a resistere, e quelle viti oggi vantano più di 100 anni di età. Questo è il caso di un vigneto recuperato da Valeria e Mimmo Costanzo, titolari dell’azienda. In contrada Santo Spirito, le particolari caratteristiche pedoclimatiche, specialmente il suolo composto da sabbie vulcaniche, hanno permesso a questo vigneto di vivere per molto tempo e, oggi, di riuscire a regalarci un vino di grande intensità. Una piccola produzione di 1700 bottiglie.

Al calice il vino racconta tutta la maestosità del vulcano, è complesso e importante. Prugna matura, marzapane, chiodi di garofano, ferro, ribes e amarena invitano all’assaggio. Sorso pieno, vellutato e dal finale lunghissimo e piacevolmente speziato. L’abbinamento al piatto di Ciccio Sultano è vincente: costata di collo di Nero dei Nebrodi glassata al cioccolato, purè di patate alla cenere e salsa di loti. Un tripudio di sapori, dove vino e cibo si esaltano a vicenda. Alla dolcezza e grassezza del piatto, il vino ha risposto con la carezza del frutto, seguita da freschezza e da un tannino fitto e vellutato, a sollecitare il successivo boccone.

Oltre la star, tutto il menù ha deliziato i nostri palati.
Siamo partiti con un aperitivo siciliano abbinato ai due Doc Etna Bianco dell’azienda. Prima il Mofete Bianco 2018 – dalle vigne più giovani di Carricante e Catarratto – abbinato a pane e panelle, trippa fritta, arancinette e cazzilli, focaccia ragusana e sfogliatine di bottarga. Poi il Bianco di Sei 2018 – più complesso del precedente e frutto di una selezione da vigne di 30-100 anni di età – abbinato all’insalata di mare “a trappitara”.
A seguire, lasagna al limone, salsa zafferano, triglia, ombrina, calamaretti spillo, erbette crude amaricanti, abbinata al Doc Etna Rosato Mofete 2018. Piacevole freschezza e sapidità con sentori di fiori, albicocca e fragoline di bosco.
Gelato al tartufo, una pausa rinfrescante per preparare il palato al secondo importante.
Si apre il momento dessert con una versione contemporanea della Cassata siciliana, la Cassata ghiacciata al Marsala, insieme alla quale ritorna il Mofete rosato, in un audace abbinamento. Conclusione con cannoli e panettone dei Banchi.

Questa è stata una di quelle occasioni in cui si riesce a godere pienamente del vino e del cibo, che insieme riescono ad esaltarsi e dare luogo ad esperienza di gusto completa e appagante.