Bordeaux: città delle meraviglie per winelover e non solo

Bordeaux è una sorta di paese delle meraviglie per i winelover, ma c’è tanto anche per chi ama viaggiare, mangiare e bere benissimo. Vi racconto il mio viaggio, tra informazioni utili e un po’ tecniche, consigli e riflessioni.

Per meglio comprendere il mondo del vino, occorre conoscere i grandi territori che sono stati, e sono ancora i punti di riferimento per l’enologia mondiale. Questo è stato il pensiero che mi ha guidata nella scelta di visitare Bordeaux. Seppur breve, il viaggio è stato formativo e arricchente. Beninteso, il bello del mondo del vino è non finire mai di imparare, di sorprendersi e di ricredersi.

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Il weekend è iniziato di corsa, due ore di volo, noleggio al volo dell’auto in aeroporto (si, se volete andare oltre i confini cittadini è essenziale), per scapicollarsi al Bordeaux Tasting che si stava svolgendo presso uno dei luoghi più importanti della città. Così è iniziato il mio breve, ma intenso, viaggio a Bordeaux

Dal vigneto all’interno dell’aeroporto ai numerosi Bar à Vin disseminati per le strade del centro storico, dalle oltre 50 AOC (le nostre DOC) alla sua storia prestigiosa e millenaria, il vino è il fulcro di questa città e regione. Sembrerà superfluo evidenziarlo, ma in realtà non credo sia totalmente banale: è stato emozionante trovarsi in uno dei territori del vino che hanno fatto la storia, esserne consapevoli è importante, e sentirlo nell’aria è stupendo.

Breve panoramica sulla Bordeaux del vino

Bordeaux è per la Francia la regione più grande dal punto di vista vitivinicolo, in termini sia di volume che di valore. Una regione dalle caratteristiche climatiche ed ambientali uniche, che favoriscono la produzione di vini di grande qualità. Il clima è marittimo temperato, dovuto alla presenza dei due fiumi il Dordogna e il Garonna che percorrono la regione, per poi incontrarsi e formare l’estuario della Gironda e tuffarsi nell’Oceano Atlantico. Le correnti oceaniche calde, favoriscono l’allungamento del periodo vegetativo, ma portano anche molta pioggia ed umidità. I due fiumi sono due grandi protagonisti di questa regione, che oltre a regolarne il clima, suddividono Bordeaux in tre diverse zone viticole. L’area ad ovest del fiume Garonna, dove si trovano Medoc, Sauternes e Graves, è identificata come Riva Sinistra (Left Bank). Tra i due fiumi si trova invece la denominazione Entre-Deux-Mers. Mentre con Riva Destra, si fa riferimento alle zone a nord – est del fiume Dordogna, ossia i rinomati paesini di Saint-Emilion e Pomerol.

Varietà e sistema di classificazione

A Bordeaux è difficile trovare dei vini mono-varietali, il marchio di Bordeaux sono proprio i blend, ossia vini prodotti dall’assemblaggio di più varietà. Perché?

Perché la grande variabilità del tempo metereologico e del livello delle piogge durante il ciclo vegetativo, non consente ai produttori di fare affidamento su una sola varietà. Un alto livello di piogge può, infatti, rallentare fioritura e allegagione e quindi causare la produzione di muffa e diluizione dei sapori nelle future uve. Coltivare più varietà, con caratteristiche e periodi di maturazione diversi, permette di contrastare eventuali problemi climatici dell’annata, e garantire l’elevata qualità del vino prodotto ogni anno, con un assemblaggio d’uve differente.

Nelle oltre 50 denominazioniAppellations d’origine contrôlée – presenti nella regione, sono infatti consentite 13 varietà d’uva. Le principali tra le uve a bacca nera sono il Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc, Petit Verdot e Malbec. Mentre tra le varietà a bacca bianca le più coltivate sono il Semillon, il Sauvignon Blanc e il Muscadelle.

Oltre alle già citate AOC, che vanno dalle più generiche e ampie (Bordeaux, Bordeaux Superieur) alle più piccole legate ai comuni, c’è un ulteriore sistema di classificazione particolarmente articolato. La classificazione non è omogenea: riguarda le zone del Medoc, Sauternes, Graves e Saint Emilion ma in modo diverso l’una dall’altra. Per il Medoc ed il Sauternes si fa riferimento alla rinomata, e discussa, classificazione del 1855, basata sul produttore, quindi sullo chateau, e non sul singolo vigneto. Per il Medoc nella classificazione, in 5 diverse categorie, ricadono 60 Chateaux, identificati come Cru Classé (Dalla più importante Premier Cru, Duexième Cru, Troisième Cru, Quartième Cru e Cinquième Cru). Per il Sauternes sono meno di 30 gli Chateaux presenti nella classificazione come Premier Cru Supérieur Classé, Premier Cru Classé e Deuxième Cru Classé. Nella zona di Graves la classificazione è diversa, e prevede solo 16 Chateaux identificati con il termine Cru Classé. Per quanto riguarda invece Saint –Emilion, la classificazione è integrata nel sistema delle AOC. L’ AOC Saint-Emilion Grand Cru prevede una classificazione dei migliori chateaux: Premier Grand Cru Classé (suddivisa in A e B), seguita da Grand Cru Classé e Grand Cru. È l’unica, tra le classificazioni citate, che viene rivista ogni 10 anni.

È chiaro che queste classificazioni rappresentano una guida alla qualità, non un riferimento assoluto, dato anche il gran numero di chateaux che non rientrano in tale sistema.

Bordeaux Tasting 2019

Come vi raccontavo, la prima tappa del viaggio è stato Bordeaux Tasting. Festival dei grandi vini, giunto all’ottava edizione, organizzato, molto bene, dal Magazine Terre de Vins, nel maestoso Palazzo della Borsa, nell’omonima piazza (Place de la Bourse), luogo storico che si trova nel cuore della città, nel quartiere di Saint-Pierre. Due giorni (14 e 15 dicembre per il 2019) dedicati alla degustazione di oltre 100 vini provenienti da Bordeaux, dalla Champagne e altri territori della Francia e del mondo.

Sono arrivata un po’ trafelata, ma impaziente di assaggiare i vini delle principali AOC di Bordeaux e dei grandi chateau. È stata una bella, seppur breve, full immersion. Mi sono concentrata principalmente sui vini della Riva Sinistra.

AOC Margaux

Chateau Rauzan-Seglà – Second Grand Cru Classè en 1855

Ho assaggiato il secondo vino dello Chateau, ossia il Sègla dell’annata 2014 (57% Cab. Sauv., 43% Merlot) frutta nera matura e anice. Vino burroso, corposo con tannini morbidi. Piacevole freschezza, finale molto lungo, speziato ed appena amaricante.

Chateau Prieurè Lichine – Fourth Grand Cru Classè en 1855

Confidences de Prieurè Lichine – il loro secondo vino, nell’annata 2015 è un blend di Merlot 65% e di Cabernet Sauvignon 35%. Al naso presenta note di sottobosco, ribes ed eucalipto. Al palato è morbido, equilibrato con tannini abbastanza vellutati. Finale di media lunghezza un po’ pungente. Chateau Prieurè Lichine – primo vino – l’annata 2015 è un blend di Cabernet Sauvignon 66%, Merlot 29% e Petit Verdot 5%. Molto elegante e vellutato. Non l’ho apprezzato a pieno perché era un po’ chiuso.

AOC Pauillac

Chateau Pichon Baron – Second Grand Cru Classè en 1855

Anche in questo caso ho potuto degustare il loro secondo vino, il “Les Griffons de Pichon Baron” 2016 (52% Cab. Sauv., 48% Merlot). Sentori vegetali, amarene, more e chiodi di garofano. Sorso piacevole e caldo, buona lunghezza.

AOC Haut-Medoc

Chateau Sociando Mallet

seppur non rientri nella classificazione del Medoc, ed è un’azienda di più recente avvio, ho trovato i suoi vini particolarmente intriganti. La Demoiselle de Sociando Mallet 2015 – blend dove predomina il Merlot 65%, affiancato al Cab. Sauv. 30% e al Cab. Franc. per il restante 5%. Note di fragola, fiori, vaniglia ed erbe. Vellutato, piacevole e di facile beva. Del loro vino più importante, lo Chateau Sociando Mallet ho assaggiato due annate. La 2015 ha un profilo più fresco, è composta dal Merlot per il 55% e Cab. Sauv. per il 45%. Profonde note di frutta nera, fiori e sottobosco. Ottima corrispondenza gusto-olfattiva, morbido e piacevole dal finale lungo. Il vino per l’annata 2012 è più intenso, qui predomina il Cabernet Sauvignon per il 55%, Merlot per il 40% più un 5% di Cabernet Franc. Ampi profumi di frutta nera matura e note vegetali di tartufo lo caratterizzano, anche al palato. Complesso e di personalità.

Il cibo! Tradizione e creatività nelle cucine di Bordeaux

Ogni colazione, pranzo e cena è stata occasione per conoscere le tradizioni enogastronomiche della regione ed in generale francesi. Mi sono fatta l’idea che Bordeaux, oltre che per il vino, è una perfetta meta per i viaggiatori gourmand. I piatti che ho provato hanno sempre incontrato il mio gusto e li ho trovati, in alcuni casi, particolarmente creativi negli abbinamenti.

Ma cosa assaggiare assolutamente?

Imperdibili le ostriche del vicino bacino di Arcachon. Sono molti i ristoranti specializzati che offrono frutti di mare e crostacei freschi. Ho fatto la mia scorpacciata di ostriche a Le Cabanon Marin. Ristorante sulla Garonna, che ricorda una capanna di pescatori, dall’atmosfera confortevole ed un po’ rustica.

Un piatto molto gustoso, tipico del Medoc, è la quaglia farcita con pan di zenzero, foie gras caldo e riduzione di Armagnac. Mi torna l’acquolina in bocca solo al pensiero!

Un altro piatto delizioso e davvero particolare che ho provato, è stata la tagliata d’anatra con verdurine disidratate, purè di patate e gelato al pepe verde.

E i dolci? Amo i dolci francesi al cucchiaio. Da provare e riprovare la tarte tatin, torta capovolta di mele caramellate e la creme brulèe. Un tipico dolce della città di Bordeaux sono i Cannelé, dolcetti di vaniglia e rhum dall’esterno croccante in contrasto con il morbido cuore interno.

La Cite du Vin – amore a prima visita

Tappa obbligata per un winelover (e non solo) non può che essere la Cité du Vin, e l’ho capito solo dopo esserci stata.

Non ero sicura di fare questa visita fino all’ultimo, e vi posso dire che è stato uno dei momenti più interessanti del viaggio. Non potevo davvero perdermi la visita a questo museo davvero speciale.

Si è sicuramente attirati per la sua unicità – non si incontra tutti i giorni un museo sul vino super tecnologico – ma c’è molto di più.

Sarà per la sua architettura iconica. Sarà per la sua tecnologia immersiva. Sarà perché racconta la cultura e la storia del vino in un modo coinvolgente e onirico. O forse perché regala ai suoi visitatori un’esperienza sensoriale interattiva e autentica.

La Cité du Vin non è un semplice museo, ma una città nella città, e costituisce oggi un esempio virtuoso di valorizzazione e divulgazione del vino e un’inesauribile fonte di ispirazione per tutti i professionisti del settore.

Un’attività che mi è piaciuta particolarmente? L’area che chiamano il buffet dei 5 sensi (The buffet of the five senses). Quando degusto un vino, la parte che preferisco è l’esame olfattivo. È una sfida. E così nella Cite du Vin, c’è una “tavola apparecchiata” con tante campane di vetro con all’interno gli aromi, dai primari ai terziari. Un modo divertente per sperimentare la propria memoria olfattiva ed imparare, che tu sia un esperto o un semplice curioso.

Certo, anche l’esplorazione della storia del vino e delle civiltà attorno ad esso, è stata unica. Mi riferisco alla gallery of civilisations. Potrei raccontarvi ancora della Cité du Vin, ma meglio proseguire con gli altri must-do di Bordeaux, secondo me.

Chateau mon amour!

Che meraviglia le cantine di Bordeaux: castelli dai mille stili architettonici che ricordano quelli delle fiabe.

Immensa la storia che si respira percorrendo la strada dei famosi Chateaux lungo la riva sinistra.

Un’emozione visitare lo Chateau du Tertre, Fifth Grand Cru Classè en 1855, nel cuore della denominazione Margaux, nel comune di Arsac. Lo Chateau si trova nella parte più ad ovest, e nel punto più alto della denominazione. Il suo nome ci da, infatti, un indizio sulla sua collocazione: la regione è in pianura, ma l’area ricoperta dai vigneti, tutti intorno allo Chateau, è lievemente più alta, appunto una collinetta – tertre.

Lunga la storia alle spalle di Chateau du Tertre, che inizia nel diciassettesimo secolo con Pierre Mitchell inventore della bottiglia bordolese e della Jeroboam. Dal 1997 il proprietario è l’imprenditore olandese Eric Albada Jelgersma, lo stesso di Chateau Giscours (Third Grand Cru AOC Margaux) e dell’azienda toscana Caiarossa.

Uno dei pochi Chateau rimasto invariato nelle dimensioni dalla classificazione del 1855: sono gli 55 ettari di vigneti, oggi come allora.

La nostra guida durante la visita è l’enologo Lorenzo Pasquini, che ci spiega come lo Chateau du Tertre è molto rappresentativo dell’AOC Mangaux, ed allo stesso tempo si differenzia da ciò che solitamente si fa per tradizione. Raccontandoci la storia dello chateau e dei molteplici proprietari che hanno lasciato un segno, ci fa ricordare quanto siamo di passaggio rispetto alla “terra”, soprattutto in un luogo come Bordeaux.

I vigneti che circondano lo chateau, sono su suoli alluvionali composti da sabbia, argilla e i tipici ciottoli in superficie, qui chiamati graves. La filosofia di Du Tertre abbraccia la biodinamica, è infatti in corso una conversione graduale dei vigneti, oggi giunta al 65% del totale degli ettari vitati. Le pratiche biodinamiche riguardano solo la vigna, non la vinificazione. Non c’è, dunque, una ricaduta sul gusto del vino, anche secondo l’enologo, i vini frutto di lavorazioni biodinamiche in vigna sembrano più energici all’assaggio. Ciò che è davvero importante per lo chateau, e che ha guidato la scelta di convertire la produzione, è l’idea di mantenere, almeno, la stessa qualità, ma di farlo in modo più rispettoso.

I principali vitigni coltivati, e quindi più presenti nel blend dei vini, sono il Cabernet Sauvignon e il Merlot. Ma particolare attenzione è destinata a Cabernet Franc e Petit Verdot, presenti anche nel blend del primo vino dello chateau.

Andiamo agli assaggi!

Les Hauts du Tertre 2018

Secondo vino, composto da 40% Cabernet Sauvignon, 35% Merlot e 25% Cabernet Franc. Un bouquet di media intensità di fiori, cacao e frutta rossa che ricorre anche al palato. Sorso vivace dal tannino abbastanza morbido. Ottima bevibilità, finale di media lunghezza lievemente amaro.

Chateau du Tertre 2018

Primo vino, composto da 40% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot, 16% Cabernet Franc e 14% Petit Verdot. Complesso bouquet di frutti di bosco neri e rossi, fiori secchi e scatola di sigari. Sorso vellutato, rinfrescante ed armonioso. Finale lungo e polposo.

Sirene de Giscours 2018

Secondo vino, composto da 66% Cabernet Sauvignon, 21% Cabernet Franc e 13% Merlot. Frutta rossa, geranio e note balsamiche seguita da un sorso pieno e rinfrescante. Corposo con tannini fitti, finale di media lunghezza.

Chateau Giscours 2018

Primo vino, composto da 55% Cabernet Sauvignon, 39% Merlot e 6% Petit Verdot. Naso profondo con note di prugna, ribes, sigari e vaniglia. Sorso avvolgente e concetrato, tannino setoso e finale lungo. Molto elegante.

Conclusione con Chateau du Tertre Blanc 2018

Sauvignon Blanc 80% e Sémillon 20%.

Fiori, erbe e albicocca per questo vino fresco e sottile.

La quinta essenza del viaggio a Bordeaux

Uno dei momenti più significativi del viaggio, prova del fermento che c’è attorno al vino, è stata la visita alla Tonnellerie Quintessence.

Mi colpisce ed incuriosisce sempre il grande lavoro che c’è dietro ad una bottiglia di vino. Pensateci, sono tantissime le persone e i processi che permettono al vino di arrivare a noi consumatori, che siano essi direttamente o indirettamente coinvolti. Quindi, è stato davvero entusiasmante approfondire uno di quei tasselli, fondamentali, del puzzle del cosmo vino.

E poi se vi trovate in Francia, e persino a Bordeaux, il paese con la più antica tradizione manufatturiera nella produzione di botti in legno per l’affinamento del vino del mondo, non potete lasciarvi scappare l’occasione!

Per tale motivo, presto leggerete un approfondimento su questo tema. Vi racconterò tutto, o quasi sulle barrique ed i tonneau, come vengono prodotte, e cosa è cambiato nel tempo.

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Conclusioni

Sulle degustazioni fatte durante il viaggio – mai abbastanza – è naturale fare un confronto con ciò che si conosce bene, o quanto meno meglio. E nel mio caso, mi riferisco ai vini siciliani. Da quando in Sicilia, circa dagli anni ’60 del 1900, si è iniziato a perseguire la qualità, i grandi territori, Bordeaux primo fra tutti, sono diventati una musa o forse di più, dei veri maestri di vino.

La storia la conosciamo tutti, tout court il punto è che per un lungo tempo i nostri grandi rossi erano, e in alcuni casi continuano ad essere, dei blend bordolesi. Vini ispirati ai grandi Bordeaux in tutto e per tutto: dai metodi di produzione a quelli di affinamento, dalla coltivazione di uve francesi al gusto sempre più internazionale. Altro motivo per cui è emozionante trovarsi a Bordeaux, è proprio quello di assaggiare i vini che hanno ispirato il rinascimento del vino siciliano.

Ritornando alle degustazioni, non mi interessa parlare di superiorità o meno, ma la mia impressione generale è che i vini rossi di Bordeaux sono contraddistinti sempre da una maggiore eleganza e freschezza, rispetto ai nostri tagli bordolesi siciliani.

Detto questo, andate sul sito Ryanair, o un’altra compagnia che vi fa più simpatia, e acquistate il vostro volo per Bordeaux. In ogni stagione si presenterà a voi con un vestito diverso, ma sono sicura sarà sempre affascinante, come i suoi vini.

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Cheers!

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