Ma quali vitigni minori! Dalla Puglia il Susumaniello e Ottavianello conquistano i palati al Vinitaly

Durante la 54ª edizione di Vinitaly – a Veronafiere dal 10 al 13 aprile – ho partecipato alla masterclass sui vitigni rossi “minori” organizzata all’interno dello Spazio istituzionale della Regione Puglia, che ha confermato il grande potenziale di quei vitigni meno diffusi, e, oggi, in via di riscoperta in tutte le regioni italiane.

“Puglia Carosello – Vini, temi, guide” è il nome del format, ideato da RP Consulting con il contributo della “Regione Puglia – Dipartimento Agricoltura Sviluppo Rurale ed Ambientale”, incentrato su una serie di winetasting sulla Puglia del vino.

La Puglia, nel 2021 ha rappresentato il 2,5% dell’export di vino italiano, registrando una crescita dell’8% rispetto al 2020 per un valore complessivo di quasi 180 milioni di euro (dati ISMEA). Questo risultato è merito della crescente notorietà che la Puglia sta acquisendo a livello internazionale per le sue produzioni vitivinicole di qualità. Dal Gargano al Salento la regione è uno scrigno di biodiversità e l’obiettivo del winetasting a cui ho partecipato, è proprio quello di valorizzarla ponendo l’attenzione su quei vitigni cosiddetti minori.

L’espressione “vitigni minori” mai fu più sbagliata. Queste varietà sono in realtà, sono vere e proprie eccellenze del territorio interpretate dai produttori che recuperano e valorizzano le varietà autoctone locali adottando processi di produzione rispettosi dell’ambiente e della bio-sostenibilità. L’ascesa sul piano internazionale del Bombino Nero e il ritorno in auge dell’Ottavianello e del Susumaniello, oggi alla base di vini pluripremiati, ci insegnano che seppur meno conosciuti e con volumi di produzione più contenuti, in alcuni casi davvero molto ridotti, rappresentano una parte importantissima della tradizione e della storia vitivinicola della Puglia, a cui si vuole dare la giusta rilevanza.

“È sbagliato parlare di vitigni minori, sono semplicemente meno noti – ha affermato Giovanni Ventrelli, l’head manager -. Fanno parte del patrimonio ampelografico della Puglia e hanno la stessa dignità degli altri. Tanti produttori si dedicano con fatica e sudore a queste produzioni particolari. Oggi diamo loro il risalto che meritano certi che conquisteranno i palati degli esperti e dei winelover”.

La masterclass “La Puglia dei rossi minori” guidata da Giuseppe Cupertino, Presidente della Fondazione Italiana Sommelier in Puglia, ha proposto un focus su Susumaniello e Ottavianello vinificati sia in rosato che in rosso.

Entrambi vitigni, che fino a pochi anni fa, erano sconosciuti anche agli stessi pugliesi, sono stati pian piano riscoperti da produttori locali, ispirati da altri produttori italiani nel recupero di varietà poco note ma dalle grandi potenzialità.

Il Susumaniello è una varietà d’uva antichissima, coltivata solo in Puglia, in provincia di Brindisi e in un lontano passato era l’uva rossa principe della Valle d’Itria. Il nome ricorda il somarello perché ha la tendenza a caricarsi di grappoli come un somaro, per via della sua eccezionale produttività. L’Ottavianello che, invece tra le due varietà è tutt’oggi la meno nota, deve invece il proprio nome probabilmente ad Ottaviano, comune in provincia di Napoli dal quale venne introdotto nella zona di Brindisi verso la fine dell’Ottocento grazie al Marchese di Bugnano.

Il pregiudizio nei loro confronti è solo una reminiscenza del passato, l’approccio è cambiato. “Preferisco chiamarli vitigni diversi – ha sottolineato Giuseppe Cupertino -, sono i nuovi blasoni della Puglia enoica in grado di competere con le altre tipologie a livello internazionale”.


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